“Abbiamo in mente di attuare qualche norma sulle cooperative dei medici, perché non è possibile che nella stessa struttura lavori un medico del servizio nazionale ed ha un compenso, e anche un medico di una cooperativa, magari senza specializzazione, oppure che ha anche più di 70 anni, e guadagna tre volte di più”. Lo ha dichiarato il ministro della salute, Orazio Schillaci all’ospedale Borea di Sanremo, a margine di una tavola rotonda con il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti; il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri; l’assessore alla Sanità, Angelo Gratarola e il direttore generale di Asl 1, Filippo Maria Stucchi.
Schillaci è anche intervenuto sulla carenza di personale sanitario: “Abbiamo sicuramente un problema sugli infermieri. Riguardo i medici c’è una carenza, ma più che un numero assoluto, mancano i medici di alcune specialità. Dobbiamo rendere quelle specialità più attrattive e dobbiamo fare sì che ci sia una gratificazione non solo economica ma anche di prospettive di ruolo e di organizzazione”.
“Sulle liste d’attesa credo che vada fatto un discorso di razionalizzazione. Bisogna identificare di quali prestazioni hanno bisogno i pazienti, bisogna coinvolgere i medici, bisogna far sì che il paziente abbia una presa in carico, che sia il medico curante o la struttura che ha in carico il paziente a identificare chiaramente il percorso diagnostico terapeutico e quindi a scadenzare ciò che serve”. Dall’ospedale Borea di Sanremo, il ministro della Salute Orazio Schillaci è intervenuto sul problema delle liste di attesa. Il ministro ha parlato anche della richiesta di maggiori risorse da parte delle Regioni. “Ieri abbiamo distribuito, con l’accordo Stato-Regioni che è stato firmato dopo un anno che se ne parlava dal nuovo governo in due mesi, quasi 126 miliardi. Credo che avere più soldi nella sanità sia sicuramente importante, ma credo che bisogna cambiare il modo di approcciarci alla Sanità”. Ed ha concluso: “Siamo nel terzo millennio e dobbiamo trovare dei percorsi nuovi, insieme ovviamente alle Regioni, quindi non è solo un problema economico, credo sia un problema anche di organizzazione”.