Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, più del 28% di chi ha più di 65 anni cade almeno una volta nell’arco di un anno e di questi il 43% lo fa più volte. Nel 13% dei casi a causare la caduta sono capogiri e vertigini, molto frequenti proprio negli anziani. Generalmente le vertigini non sono prodotte da condizioni gravi: solo occasionalmente sono causate da patologie neurologiche, ma in questi casi il disturbo è accompagnato da altri sintomi. Se è esclusa una causa cerebrale, è l’otorinolaringoiatra lo specialista di riferimento che valuta prima di tutto numero e durata degli episodi di vertigine:
- Quando gli episodi sono ripetuti ma durano meno di un minuto siamo generalmente di fronte alla vertigine parossistica posizionale benigna (o cupololitiasi).
- Quando la durata è di pochi minuti è più probabile che la causa sia un’emicrania vestibolare, un particolare tipo di cefalea.
- Quando dura ore ci possiamo trovare davanti a una sindrome di Ménière, che dà luogo anche a problemi di udito.
Tra tutte le tipologie di vertigine la più frequente, e meno pericolosa, è la cupololitiasi, che colpisce tra il 2 e il 3% della popolazione e nel 50% dei casi si ripresenta nel corso della vita. È più comune negli anziani, nelle donne e negli emicranici ed è scatenata sempre dal cambiamento di posizione, in particolare quando ci si alza, ci si corica o ci si gira su un fianco. A causarla è uno spostamento anomalo degli otoliti, i “sassolini” presenti all’interno del vestibolo (la centralina dell’equilibrio) che consentono al cervello di percepire gli spostamenti. Viene trattata con la manovra di Semont: l’otorino corica rapidamente il paziente, inizialmente seduto sul lettino, prima su un lato e poi sull’altro. Eseguita alcune volte in giorni successivi, la manovra consente il riposizionamento degli otoliti e la fine delle vertigini. La Ménière, l’emicrania vestibolare e le labirintiti sono invece trattate farmacologicamente.