Gli anziani soli sono più a rischio
L’avanzamento dell’età è accompagnato da cambiamenti fisiologici, psicologici, sociali ed economici che possono esporre gli anziani a un’alimentazione inadeguata.
La solitudine per la mancanza del coniuge e la lontananza dei figli, la depressione, la stanchezza, la non completa autosufficienza nell’approvvigionamento e nella preparazione del cibo, la perdita di alcune abilità o della piena capacità di masticazione, ma anche le difficoltà economiche possono esporre l’anziano al rischio di carenze nutrizionali anche gravi.
La Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare segnala che con la pandemia di Covid-19 sono aumentati del 30% i disturbi alimentari nella popolazione italiana: anoressia, bulimia, disturbi da alimentazione incontrollata (binge eating), segno anche di un diffuso stato di ansia e stress.
In Liguria, la Asl 3 ha di recente rilevato una crescita del fenomeno del binge eating anche nelle fasce di popolazione più anziane, sopra i 75 anni.
Molti cambiamenti tipici dell’età avanzata (il pensionamento, i lutti in famiglia e tra gli amici) possono causare un disturbo alimentare.
Le principali carenze nutrizionali riguardano soprattutto lo scarso apporto di proteine (che può comportare sarcopenia, cioè perdita di massa muscolare e diminuzione della forza), vitamine e antiossidanti.
Un lavoro tedesco ha misurato i livelli sierici di alcuni micronutrienti in oltre 1.000 soggetti tra i 65 e i 93 anni: il 52% aveva valori più bassi di vitamina D e il 27% era carente di vitamina B12, i livelli di folati e di ferro erano bassi.
Infine, particolare attenzione va prestata agli anziani che seguono diete vegetariane o vegane: secondo la Società Italiana di Nutrizione Umana, poiché la digeribilità delle proteine vegetali è inferiore a quella delle proteine animali, i vegetariani dovrebbero consumare un po’ più proteine rispetto a quanto suggerito per la popolazione generale, attingendo a tutti i gruppi vegetali, compresi i legumi.