È un fenomeno molto frequente ma generalmente temporaneo: con il termine diarrea si indica l’emissione di feci liquide o semiliquide più di tre volte al giorno. Ciò accade quando la peristalsi, ovvero i movimenti intestinali che spingono il contenuto verso il retto consentendo l’assorbimento dei nutrienti, è troppo attiva. In questi casi nell’intestino sono presenti molti liquidi non assorbiti adeguatamente che contribuiscono alla consistenza molle delle feci. Nella maggioranza dei casi la diarrea scompare in pochi giorni. Le cause sono diverse. La più ovvia è lo stress: cervello e intestino sono fortemente correlati e stati ansiosi possono alterare la normale attività intestinale. In altri casi, invece, una dieta non corretta può dar luogo a disbiosi, cioè una modificazione anomala della tipologia e della quantità dei batteri naturalmente presenti nel tratto intestinale. Ovviamente anche infezioni alimentari possono dare luogo a diarrea, così come un cambiamento repentino di abitudini alimentari: è quel che capita con la cosiddetta “diarrea del viaggiatore”. In questi casi il medico può prescrivere una terapia basata su disinfettanti intestinali, antibiotici o probiotici. Quando la diarrea è cronica siamo invece di fronte a vere e proprie patologie. Da un lato ci sono le malattie infiammatorie croniche intestinali, cioè la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa: sono patologie mediate dal sistema immunitario che causano uno stato infiammatorio cronico dell’intestino che, oltre alla diarrea, dà luogo a ulcere, stenosi e possibili occlusioni intestinali. Molto più diffusa è invece la sindrome dell’intestino irritabile: in chi ne è affetto, per ragioni ancora non note, la motilità intestinale è alterata e la diarrea (oppure la stitichezza) è cronica. Secondo dati riportati dalla Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg) la prevalenza varia dal 10 al 20% della popolazione, con una predominanza delle donne e un esordio tra i 20 e i 30 anni.