Uso e abuso
Ansia, aggressività, demenza senile, depressione: un uso corretto di psicofarmaci può avere risvolti benefici. Per questo oggi è l’intervento adottato per curare queste patologie.
L’Agenzia Italiana del Farmaco, nell’ultimo Rapporto nazionale sull’impiego dei medicinali nella popolazione anziana, ha evidenziato che contro la demenza senile il 39% degli uomini e il 61% delle donne over 65 utilizza psicofarmaci. In aggiunta a quelli prescritti per la terapia del dolore e per gli stati di ansia e i disturbi dell’umore. E l’uso di benzodiazepine e antidepressivi aumenta nelle Rsa.
Gli psicofarmaci, però, se da un lato hanno innegabilmente cambiato in meglio la vita anche nella terza età, non sono una panacea: l’utilizzo eccessivo di terapia farmacologica, avverte il Rapporto, può comportare rischi maggiori rispetto ai benefici.
Tra le più studiate reazioni avverse da psicofarmaci vi sono le fratture (anzitutto del femore) da cadute provocate da un uso inappropriato di benzodiazepine. Infatti, le benzodiazepine possono indurre marcata sedazione, vertigini, confusione mentale e rallentamento dei riflessi.
Un’altra reazione è il cosiddetto delirium dell’anziano, un disturbo acuto ma breve dell’attenzione e del livello di coscienza. Per questo è importante evitare il “fai da te”, anche quando si assumono medicine da banco o prodotti naturali.
Si raccomanda di non iniziare mai in autonomia una terapia per disturbi legati a insonnia o depressione e si sconsiglia il consumo di alcolici.
L’assunzione di psicofarmaci deve sempre essere ponderata con il medico per evitare interazioni farmacologiche nocive e dipendenze.
Diversi studi hanno poi dimostrato che se il medico o il farmacista illustrano al paziente anziano vantaggi e svantaggi dei farmaci che assume questo porta a una considerevole riduzione dell’uso inappropriato di antidepressivi e psicofarmaci.